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Da oggi è in vigore il reato di omicidio stradale

Dal 25 Marzo 2016 è in vigore la legge n. 41 del 23 marzo 2016 che introduce il reato di omicidio stradale e di lesioni personali stradali.
 
Con le nuove regole chi uccide una persona guidando in stato di ebbrezza grave, con un tasso alcolemico di oltre 1,5 grammi per litro, o sotto effetto di droghe, rischierà da 8 a 12 anni di carcere.
Sarà invece punito con la reclusione da 5 a 10 anni l'omicida il cui tasso alcolemico superi 0,8 g/l oppure abbia causato l'incidente per condotte di particolare pericolosità (eccesso di velocità, guida contromano, infrazioni ai semafori, sorpassi e inversioni a rischio). La pena può inoltre aumentare della metà se a morire è più di una persona: in quel caso il colpevole rischia fino a 18 anni di carcere.
Per quanto riguarda le lesioni, aumentano le pene se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle gravissime. Se invece il colpevole ha un tasso alcolemico fino a 0,8 g/l o se l'incidente è causato dalle predette manovre pericolose, la reclusione sarà da  un anno e 6 mesi a 3 anni per lesioni gravi e da 2 a 4 anni per le gravissime (quando la malattia o l’incapacità è certamente o probabilmente insanabile o se si configura alcuna altra delle circostanze aggravanti).
 
Sono, inoltre, previste aggravanti se il conducente si dà alla fuga dopo l’incidente, ovvero cagiona la morte o la lesione di più persone, oppure si mette alla guida senza patente, o con patente sospesa o revocata, oppure conduce un veicolo privo di assicurazione obbligatoria. In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente. Una nuova patente sarà conseguibile solo dopo 15 anni (omicidio) o 5 anni (lesioni). Nei casi più gravi, se ad esempio il conducente fugge dopo l'omicidio stradale, dovranno trascorrere almeno 30 anni dalla revoca. 
 
Cosa prevedeva la vecchia legge
 
Secondo l'articolo 589 del codice penale, quello sull'omicidio colposo, chiunque causasse la morte di qualcuno violando le norme del codice della strada era punito con la reclusione da 2 a 7 anni. Da 3 a 7 anni se il soggetto era ubriaco o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope. Se le vittime erano più di una, la pena veniva essere aumentata del triplo ma senza superare i 15 anni.
 
I numeri
 
In Italia accadono oltre 180mila gli incidenti stradali con lesioni a persone, 3mila i morti, quasi 260mila i feriti. Solo nei primi due mesi di quest'anno gli episodi di pirateria sono stati – secondo i dati forniti dall'osservatorio Asaps – 160 con 18 i morti. Nel 20% dei casi, inoltre, l’investitore è risultato sotto l'effetto di alcol e droga. Nel 2013 55 le vittime tra bambini dai 0 e 14 anni, ben 63 nel 2014.
 
Responsabilizzazione delle forze dell’ordine e dei tecnici ricostruttori
 
Il primo antidoto per l’efficacia di questa nuova Legge consiste nella serietà delle indagini, che passa innanzitutto dalla sensibilizzazione e preparazione degli agenti che effettuano i rilievi planimetrici e fotografici sul luogo dell'incidente. Durante le indagini, poi, intervengono i periti e qui, ad oggi, non esiste un sistema incontestabile per stabilire se un professionista è davvero all'altezza. Senza contare che nell'albo dei consulenti tecnici d'ufficio ci sono periti esperti di infortunistica stradale o di balistica, nominati più o meno indifferentemente per sparatorie e incidenti stradali.
In sostanza, l'Italia rischia di non potersi permettere un sistema così severo come quello disegnato dalla legge sull'omicidio stradale. Un'impressione rafforzata dal fatto che le pene aggravate sono previste anche per infrazioni certamente gravi, ma che a volte vengono commesse “per sottovalutazione” (le attuali norme di costruzione delle strade e la volontà di cautelarsi da parte dei gestori delle strade hanno fatto proliferare le strisce continue al limite della ragionevolezza) o addirittura senza accorgersene (test qualificati denunciano da anni - tra le tante cose - che molti attraversamenti pedonali sono poco visibili, per carenze di manutenzione o addirittura di progettazione).
Dunque, spinti dall'urgenza di dare finalmente una risposta a delitti diffusi e tragici come quelli commessi da conducenti altamente pericolosi, si è entrati in un sistema che colpevolizza sempre più gli utenti fondamentalmente “normali”, che alla guida causano morte o lesioni, e che nel contempo dovrebbe responsabilizzare forze dell'ordine, magistrati, periti ricostruttori, gestori di strade. Cioè tutti gli altri attori da cui dipende la sicurezza stradale. 

 

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